258 lica nelle mani, e l’altro jeri ritornò un familiar suo, il quale era andato con alcuni mandati dal principe al pontefice; riporta e conferma il medesimo. Questa pratica, sebbene è stata secretissima, pure avendo io inteso andar di lungo, e che questi signori stimando che l’accordo della serenità vostra, del duca di Milano, e del duca di Ferrara sia seguito, eran per eleggere ambasciatori a Cesare ed al pontefice, nè avendo io di tale accordo certezza, o avviso alcuno, nè altro lume dalla serenità vostra; considerando che quanto si differisce la composizione di questa repubblica con Cesare, e col pontefice, tanto si tiene le forze di quelli lontane dallo stato della celsitudine vostra, e che se questi signori eleggessero gli ambasciatori, quanto la speranza di Cesare e del pontefice si farebbe maggiore di ridurre questa città al voler loro, tanto li trattamenti della sublimità vostra con loro, e le condizioni sue se le renderebbero più difficili, fui a questi signori e lungamente ne parlai, come da me e come mosso dalla affezione che a quelli porto, dimostrando loro il sommo desiderio della serenità vostra della quiete e bene universale d’Italia e particolarmente di loro, ed avvertendoli che non era da credere che se fosse seguito Faccordo con la celsitudine vostra,sebben io non ne avessi nè da Bologna nè da quella avviso alcuno, almeno loro non lo avessero dagli oratori loro, sì appresso di quella, come appresso del duca di Ferrara, l’ambasciatore del quale qua residente non ne aveva cosa alcuna, e nè pure quello del re cristianissimo dal-1’agente suo in Bologna; aggiungendo che dai nemici sarieno state fatte feste e dimostrazioni di allegrezza, e che il pontefice stesso e Cesare per dar loro maggior timore avriano tenuto modo che da ogni banda si veri-