381 dimostrato molto amorevole, ed affettuoso, e che in servizio della serenità vostra era per metter sempre la vita e le facoltà, come hanno fatto tutti li suoi maggiori tanto benemeriti di questa serenissima repubblica. Il che ho voluto dire per pagar in qualche modo questo debito di devozione ed obbligazione che professo a questo signore pieno di bontà , di dottrina e di splendore , con una vita poi così esemplare e candida, che più non si potria dire nè desiderare, con grandissimo oi.or suo, della casa e della patria ; onde eziandio per questo è fatto molto caro e grato a quel principe presso il quale fa una così onorevole riuscita. Ma tornando al proposito della precedenza, io non voglio restar di dire una decisione favorevole che fece l’imperatore nella guerra di Provenza ( nè la dico io per relazione d’altri, ma di veduta e d’udita dalla viva voce della maestà cesarea, imbattendomi anch’io allora in quel luogo per servizio della serenità vostra)-, che vedendosi scritto sopra le porte degli alloggiamenti che davano li forieri— Ambasciatore di Ferrara, di Mantova, ed altri simili, — che di tutti li principi d’Italia ve n’erano, chiamò Cesare li forieri, e comandò loro che più non dovessero scrivere sopra gli alloggiamenti'—Ambasciatore di Ferrara, o di Firenze o d’altri, — ma solamente il nome di Firenze, di Ferrara, e degli altri, non volendo che gli agenti dei signori che hanno stato in feudo dall1 Impero fossero chiamati ambasciatori ; ed espressamente dichiarò che li forieri dovessero chiamar solamente ambasciatori quelli di teste coronate e della serenità vostra. E mi ricordo che il duca Alfonfo vecchio di Ferrara, al quale mi mandò già vostra sublimità per un negozio particolare, non voleva che si dicesse ambasciatore suo, ma suo uomo ; anzi i suoi secretarj non voleva che fossero chiamati