vita limitata da molte leggi, secondo le quali gli è proibito fare molte cose, ed un’autorità assoluta, per la quale, quando vogliano usarla, ponilo tutto quello che potrebbe una legge di tutto l’intiero popolo fiorentino ; e questa loro dicono autorità delle sei fave, non perchè ogni partito di detti signori non si possa ottenere per minor numero che di sei fave: ma è tratta tal denominazione piuttosto dall’uso che dalla ragione, sì come tale autorità è piuttosto arrogata dalla consuetudine che dalla legge, e sempre che vogliono usare tale autorità e necessario nelli loro parliti esprimere che lo fanno ecc plenitudine potestatis. Ma benché possano conoscere ogni cosa , ordinariamente non conoscono se non ciò che ricerca in sè più d’equità che di ragione; e pertanto quelli che hanno avversarj potenti o che sono miserabili per sè, e per ciò diffidano poter ottenere la ragion loro, hanno ricorso ai signori, e quelli particolarmente che non ponilo sopportare la spesa delle liti. E come congiunto a questo magistrato un altro, che si domanda li Collegi, senza li quali non si può fare per la signoria cosa importante, e che le sono dati od aggiunti per consiglio: nè può essa creare ufficj, nè stanziar denari, cioè approvare che sieno stati bene spesi, ovvero che si debbano spendere, nè si può finalmente congregare consiglio alcuno senza la presenza clelli due terzi di questi, i quali sono non altrimenti che le braccia della signoria. Il numero degli uomini di delli consigli è di ventotlo, distribuiti in due classi: la prima ne contiene sedici, che si domandano i Gonfalonieri delle compagnie del popolo, ai quali è commessa la cura della città, acciò in ogni caso il popolo abbia il suo capo; e quando occorre ciascuno gonfaloniere leva il suo