4 66 fece ogni opera per averla, e fece scrivere dal signor duca suo al signor duca di Savoia una lettera di questo tenore: Che avendo esso signor duca di Savoia a Genova tali gioje in mano del tal mercante, pregava sua eccellenza che volesse rilasciar dette gioje alla duchessa di Firenze sua moglie, ed all’ incontro pigliarne lui la valuta in contanti. Il signor duca di Savoia veduta questa lettera, gli parve d’esser punto; onde gli rispose che se esso duca di Firenze aveva denari da comprar le sue gioje, lui aveva modo di tenerle senza venderle. Ma con tutto ciò non restò il duca di Firenze di cercare d’averle, ed operò che il mercante genovese le mandasse per Genova in vendita, onde furono deliberate ad un mercante tedesco di nome supposito per scudi ventiquattro mila, che era il capitale prestato sopra esse gioje, e l'interesse che v’era scorso sopra. Il che quando s'intese dal duca di Savoia gli dispiacque, e tanto maggiormente quando fu sua eccellenza certificata che dette gioje erano state vedute intorno alla duchessa di Firenze, quando ella fu ultimamente a Roma. Al quale mal atto e mala soddisfazione dell’ animo di sua eccellenza, s’aggiunge il pensiero che ha il duca di Firenze a farsi re di Toscana, parendogli che dov’ esso duca di Savoia è il primo principe in Italia, gli converrà allora essere il secondo. Verso il duca di Mantova si può creder che sia tale l’animo del signor duca di Savoia, qual suole essere verso quelli con chi si ha difficoltà con lite d’importanza, come è il marchesato di Monferrato. Genovesi più presto odia che altrimenti, intendendo sua eccellenza eh’essi parlano di lei più assai che non si convenga di principe tale; e diverse sono le cause per le quali i Genovesi si tengono offesi dal canto loro dal