a97 Io di me , serenissimo principe , non parlo, nè della spesa nè dello stato in che io mi trovo , perchè mi rendo certissimo che quella conosca il bisogno mio , nè posso in alcun modo dubitare della grazia sua. Solamente io le voglio dire che tanta è la strettezza del denaro che per tutto vien tratto dal pubblico , che se non fossero gli amici e il credito ch’io ho dalF autorità della serenità vostra, io non avrei potuto in una minima parte mantenermi in così eccessiva ed intollerabile spesa; perchè oltre che io non debbo nè posso minuir la famiglia mia, ho sempre tenute tutte le mie cavalcature, nelle quali solamente mi va quasi tuLta la provvisione ordinaria che io ho da quella *; e delle cose al vivere necessarie non ven’è ormai alcuna, che non costi quello che soleva un grosso un ducato, e in ogni ora ne cresce il prezzo , e Iddio voglia che fra qualche giorno se ne possa con denari trovare. Ed alla grazia ec. Di Firenze F ultimo di Maggio i53o. CARLO CAPELLO P.S. Tenute fino a oggi 5 giugno, essendomi il messo per timore venuto meno della promessa, nè avendo a v uto altro modo di mandarle che ora per uno del sig. Ma-la testa; nè mancherò di ogni diligenza di replicarle per più vie ch’io potrò. Oggi quarto giorno, per la Quarantìa fu deliberato che a Jacopo Corsi, il quale già due mesi j II Cappello amava molto questi cavalli suoi; che essendogliene a questi giorni venuto uno a morte, egli con tutti i suoi fornimenti, che esano di velluto , fattolo pubblicamente seppellire sulla piazza delle armi , gli messe un epitaffio composto latinamente da lui, il quale muralo nella sponda dell’Arno ancora si vede, e dice così: Ossa equi Caroli Capelli legali "veneti. Non ingratus herus sonipes memorande sepulcrum hoc libi prò meritis haec monumenta dedit■ Obsessa urbe , i53o. 111. idus Martii. ,