2 7 6 giuni e comunioni di tutta la città; di modo che non è tacile da giudicare qual sia maggiore, o la costanza degli animi nella difesa, o la speranza che dimostrano di avere nella maestà divina di certissima salute, sebben si vedono abbandonati da ognuno, e impediti dall’avere da alcuna parte vettovaglie, delle quali incomincia ad esservi qualche strettezza, benché finora col denaro non manchino, sebbene carissime. Vero è che dagli incomodi e dagli insoliti cibi nascono infinite malattie, di modo che da molti di in qua ne muoiono da sessanta in settanta il giorno; ma, per quanto s’intende, il medesimo e molto più è negli eserciti di fuori. Dell’ambasciator di Francia, il quale scrissi essere partito di qua per Bologna, questi signori non hanno avuto più notizia alcuna; nè è meraviglia,perchè da poi dagli ageuti suoi stessi lasciati qua per espedire alcune sue faccende, io sono stato fatto certo che si parti per andarsene in Francia richiamato dal re. Per lettere di Volterra de’ 20, il signor Alessandro Vitelli vi era a campo, ed aveva richiesta la città,la quale aveva risposto volersi tenere per questo stato; nè dubitavano di mantenersi, purché da questi signori fossero soccorsi di denari per pagare le fanterie che vi sono, li quali sperano di poterlo fare. Oggi da uno venuto di campo si ha che jeri gl’italiani vennero alle mani con li Spagnuoli, e che li lanzi si sollevarono in favore degli Italiani, e che essendo stato morto un’ Italiano da un capitano Spagnuolo, il principe fece tagliar la testa a detto capitano per acquetar il tumulto. Tuttavia che il conte Pier Maria de’Rossi aveva protestato ad esso principe che se non provvedeva che gl’italiani fossero soddisfatti delle paghe loro, prende-