i G i, parata. E per far detto effetto mandava il visconte di Turrena a Lione in diligenza per provvedere al tutto, ed esortava detti oratori a persuadere i loro che non manchino di fare ogni provvisione per la difesa comune. Che però, non ostante queste preparazioni, non voleva inter-rompere le pratiche della pace, acciò il mondo conosca che da sua maestà e dai confederati non procede che la detta pace non si concluda. E fece loro intendere che sebbene sua maestà si tratterebbe a Coussì loco di piacere e non molto discosto da Cambiai, voleva che essi si ritrovassero con le madame in detto luogo e fossero partecipi delle trattazioni : e più che voleva mandare al signor Renzo altri trenta mila ducati che erano in Asti, oltre quelli che porta Giovanni Greco \ Il giudizio è che l’accordo non sia più per seguire, e che il re non sia per mancare del debito. Dal durissimo Giustiniani non ho cosa alcuna. Si ha da questi signori per lettere intercette dei 4 da Roma, che da poi intesa dal pontefice la rotta di San Polo, messer Jacopo Salviali aveva detto all’ oratore francese che il pontefice non voleva per niente più che Malatesta Baglioni stesse in Perugia, e che questo era il tempo di cacciarlo. In dette lettere si contiene ancora che le galere della serenità vostra si ei’ano congiunte a Marsilia con l’armata del cristianissimo. Al quale avviso non so che fede si debba prestare essendovi lettere dei 28 da Avignone e dei 25 da Lione, che non fanno di ciò parola; le quali di Avignone dei 28 confermano pure la venuta di Cesare, e molto presta. Di Firenze li 8 di Luglio 1539. CARLO CAPELLO * Che sono gli altri trenta mila di cui è discorso nella lettera X. 11