LETTERA LXXXi. SERENISSIMO PRINCIPE Scrissi alla serenità vostra ultimamente a Ili il\ del mese passato, le quali lettere sono con queste duplicate. Il giorno seguente quei di fuori cominciarono a ore ven-tidue con tre pezzi d’artiglieria a battere la torre presso il bastione di San Giorgio, dalla quale molto erano offesi, e tirarono tutto l’altro giorno fino a colpi cento cinquanta; nè però le fecero molto danno, e si ruppero due cannoni dei loro, e dipoi non 1’hanno più battuta, ma ben hanno seguitato con diligenza le trincere e ripari loro, di modo che già arrivano da San Giorgio fino a San Pier Gattolino, e fanno un cavaliere nel colle di San Donato in Scopeti per levar la difesa della città, mostrando di voler venire all’assalto, il quale non solamente da questi non si teme ma si desidera sopra modo, insieme con la battaglia, come certissima salute di questa città. La quale non manca sempre di nuove provvisioni, ed ognora cresce d’animo e di speranza di conseguire il desiderio suo; e veramente si vede una somma costanza sì nel tollerar li disagj e incomodi dell’assedio, come nella prontezza di contribuire il denaro; che oltre le allre provvisioni, delle quali io dissi nelle ultime mie, hanno posto un accatto universale del quale trarranno tra giorni quindici da ducati settanta mila. Ed hanno dato autorità al governo di Pisa che venda li beni della chiesa, e de’ribelli come si fa qua, della qual provvisione, come dicono, trarranno grandissima somma di denari. I moti dei Pistojesi contro i Cesarei ognora più si confermano, e si ha da più parti quasi tutto il contado essere in armi.