i8o lei e iu che tempo e con qual capo , dicendomi: « Quella « signoria può ben vedere quanto noi abbiamo bisogno « che quella faccia conto che la difesa nostra sia la con-« servazione dello stato suo proprio, e come all’ inconlro « dalla nostra jatlura dee seguitare quella di tutta Italia. « Noi siamo per fare ogni sforzo e sostenere ogni perico-« lo, purché non siamo abbandonati : e non mancano « delli nostri cittadini che ne persuadano che e dal cri-« svanissimo e da quella illustrissima signoria saremo a pasciuti solamente di parole e alla fine destiluti ; e « così si alterano le menti degli uomini; pure non du-« bitiamo in alcun modo che l’illustrissima signoria non « sia per darci ogni aiuto, nè si può indugiare per le « ragioni sopradette , perchè potria nascere qualche « grande orrore. E più ne ha resi sospetti le lettere che « abbiamo dall’oratore nostro presso di quella dei 29, « nelle quali ne significa che gli è stato da lei promesso « di fare tre mila fanti nello stato d’ Urbino, e voi non « avete di ciò lettere nè notizia alcuna , ancorché il «biscigno nostro è di genti che sempre sieno pronte, « perchè quando la guerra si convertisse verso lo stato « d’Urbino, Io soccorreremmo con tutte le forze no-« stre. » Serenissimo principe, io veggo d’avere scritto tante volte e così diffusamente d’ una stessa cosa alla serenità vostra , che dubito di non esserle molesto, e mi rincresce avere avuto cagione di farlo; pure non posso mancare di farle intendere quanto questi signori mi dicono. Nè ,creda quella che sempre non abbia fatto quell’ufficio che si conviene, e che più volte le ho detto, in dimostrar loro il carico clic sostiene la serenità vostra, e tuttavia confermandoli alla difesa , che mi pare ormai superfluo di ciò più dirne a quella.