LETTERA LXII. SEREìNISSIMO principe Di poi le ultime mie dei 3, i nemici sempre più hanno intermesso e di tirare alla terra e di venire alle scaramucce, perchè non facevano alcun frutto e sempre se ne ritornavano con non piccolo danno loro, di modo che già due giorni non si sono dimostrati nè hanno tratto colpo alcuno di artiglieria. All’ incontro la città continuamente acquista animo e più si assicura, ed ogni giorno ne escono e cavalli e fanti da varie bande per impedire a quelli le vettovaglie, e ritornano sempre con preda e con prigioni; ed oggi terzo giorno li cavalli leggieri di questi signori nella strada di Val di Pesa, hanno rotto da dugento cavalli spagnuoli, delli quali ne hanno condotti ad Empoli da cento ed altrettanti prigioni. Il giorno stesso la gente d’armi che era in Pisa, tra la Torre di San Romano e le Capanne, ha fugato una grossa cavalcata di nemici e levatole un grande bottino e molt i vettovaglia, con più di cavalli settanta da guerra, e ciò è stato molto a proposito, perchè si diminuisce la cavalleria del nemico e quella della città si fa maggiore. Questi signori non omettono occasione alcuna di accrescere le compagnie ove possono aver cavalli da guerra, nè mancano d’ogni altra provvisione che sia atta ad accrescere le forze loro. Jeri ebbero lettere dall’oratore loro presso la serenità vostra dei 3o del passato, nelle quali dà loro qualche speranza che quella non sia per mancar loro di qualche soccorso, e si sono maravigliati clic io non abbia avute lettere da lei in conformità; ed il signor gonfaloniere e tutti questi signori sempre mi replicano eli’ io