In questa sono inclusi due esemplari, uno d’un breve del pontefice dei ‘j/\ alla comunità di Perugia, l'altro di avvisi che hanno questi signori dalli ambasciatori cesarei sotto ledale in essi contenute. Altro non ci è ec. Di Firenze il dì ultimo di Luglio 1529. CARLO CAPELLO LETTERA. XXXVr. SERENISSIMO PRINCIPE Scrissi oggi quinto giorno in diligenza per la via di Ravenna alla serenità vostra. Questa mattina essendo stato a palazzo lungamente con li oratori francese, ferrarese, e senese, ed avendo con ciascun di loro fatto separatamente quello ufficio che le presenti occasioni ricercano, e principalmente con quello di Siena, e tanto più ampiamente di quello eh’ io già feci e ne scrissi a quella, quanto più ora si ha da temere di quella repubblica per la venuta del duca di Amalfi, donde si dubita che abbia a seguire mutazione di quel governo secondo il volere del Pontefice, promettendosi sua santità con il mezzo e con la comodità di quella città e massimamente di vettovaglie, artiglierie e monizioni, rendersi la impresa di questo stato facilissima. E volendo io andar al magistrato dei signori Dieci per intendere secondo il solito mio se v’era alcuna cosa di nuovo di Cesare, o di Francia, incontrai un segretario suo che mi veniva a far intendere che li suoi signori desideravano di parlarmi subito. Fui con quelli d’aver mancata la prima collo spedire ambasciatori a Cesare, quello fu piuttosto un pretesto che una legittima causa di defezione, come vedremo a suo luogo.