368 con ogni minima occasione la romperla volentieri con loro per passare più oltre ; di modo che del duca hanno una grandissima paura. De1 Lucchesi poi non bisogna parlare, che stanno come la quaglia sotto lo sparviere, e sempre con questa ansietà d’animo di non andare nelle mani del duca, che li circonda collo stato suo. Ma il duca che non vede come averli in modo da essere padrone assoluto degli uomini e dai capitali, li quali sono per la maggior parte in mercanzie e denari contanti sopra cambj, e che conosce che ogni minimo moto saria un disertar quella città, perchè cittadini se ne partiriano abbandonando con le facoltà loro la patria, come fecero Pisani, e che vede così esser difficile non ad impadronirsi di quella città che in un soffio se la faria sua, ma ad impadronirsi degli uomini che sono quelli che fanno gli stati, li lascia nei loro termini vivere quieti, ma si ben sempre in timore -, sì che' eziandio in questo modo , lasciandoli nella lor libertà , gli sono si può dire soggetti. Resta la serenità vostra, che per essere potente di forze, d’autorità e dignità suprema in Italia, desidera il duca di Firenze sommamente di esser da quella stimato e onorato, e tenuto per principe che possa e vaglia di forze e di consiglio \ perchè chiaramente vede e tocca con le mani che dalle dimostrazioni che gli saranno fatte da questa serenissima repubblica debbono pigliare esempio tutti gl’altri principi, avendo egli sempre nella mente questa finale intenzione di voler essere tenuto dalli principi estranei come un moderatore delle cose d’Italia, e dai principi d’Italia come di tanta autorità sugli estranei, che li possa muovere e fermare a libito suo. Bisogna qui dire anche due parole del Turco, acciocché anche in questo si veda come egli procede cautamente. Con questo procura il duca d’esser tenuto grande,