a45 vergogna, nè si sà ancora il danno loro, ma si giudica ne siano morti assai dall’ artiglieria. LETTERA. LXM. SERENISSIMO PRINCIPE Da poi lo ultime mie dei io, jeri sera ritornò a questi signori Francesco Nasi dagli oratori loro da Bologna. Riporta, Cesare ed il pontefice perseverare in voler vedere il fine di questa impresa, e che li detti oratori stavano con sommo desiderio che il durissimo Contarmi, oratore della celsitudine vostra presso il pontefice, avesse risposta da quella. Questi signori sempre si fanno di maggiore animo, nè più pensano a composizione alcuna; ma attendono con ogni diligenza a tutte quelle provvisioni che convengono alla conservazione di questa città, non facendo stima alcuna de’danni che patiscono, nè della grandissima spesa che fanno, essendo disposti e pronti, sempre che Cesare mandasse nuove genti in soccorso di questo esercito, eziandio essi condurne da ogni banda che ponno, e non dubitano di certissima vittoria, massimamente quando siano certi di non essere abbandonati dalla celsitudine vostra; ed io mi sforzo continuamente con ogni studio mio di levar loro di ciò ogni dubitazione. I nemici stanno nei soliti alloggiamenti, nè hanno fatto movimento alcuno di nuovo. Jeri sera il principe con il signor don Ferrante Gonzaga, accompagnati da cinquecento cavalli, sono partiti dal campo, e come per più incontri s’intende, vanno a ritrovar Cesare. II Ferrucci commissario di questi signori a Empoli, ha ripreso San Miniato al Tedesco, come la serenità vostra vedrà per l’esempio di lettere sue del li io, date in Empoli, alle quali è aggiunta la copia di un capitolo di