85 Il secondo buono effetto fu, che dopo fatta la sospensione d’armi fra il pontefice e gl’imperiali, avendo io esclamato molto, tuttavia non restai di sollecitare le signorie vostre e il clarissimo Pisani a mandare innanzi l’esercito; il quale se stava due giorni più,-sopraggiungeva Borbone cbe era lontano appena venti miglia da Firenze, e saccheggiava la città, ovvero aveva i denari che voleva; e per conseguenza si concordava anche il pontéfice dandogli ancor lui denari, e tutta la rovina veniva addosso a questo serenissimo stato: il che non è seguito per essersi conservata Firenze. Il terzo buon effetto segui il giorno del tumulto di Firenze de’ 26 d’aprile, nel quale conservammo la città per lii^Medici, e la conservammo il duca d’Urbino il clarissimo Pisani ed io, ed operammo che tuttala nobiltà di Firenze non andasse per filo di spada1; perchè se ■ Chi ha letto il decimottavo libro del Guicciardini sa come questo storico, il quale nella giornata del 26 trovavasi in Firenze in qualità di luogo-tenente pontificio , pretende di essere stato egli il pacificatore di quel tumulto. Ma questa perseveranza del Foscaro nell’ ascrivere tale effetto all’ opera del duca d Urbino, del Pisani e propria, mi rende molto inclinato alla opinione che fu della più parte dei contemporanei di quello storico, i quali forte gli contestavano il merito di quella conclusione. Questa opinione sembra pure essere quella del Varchi, il quale accennando la partita del Guicciardini da 1 irenze pei' ripararsi presso il pontefice nel cominciar dell’assedio, soggiunge: « Credeva messer Francesco (uomo altiero e superbo, e come dottor di « legge ingiusto ed avaro, ma riputato molto e di grandissima intelligenza « nel governo degli stati) credeva, o voleva che altri credesse, sè aver « liberato nel caso del venerdì la città di Firenze, e gli pareva di non es-« sere stato di così gran beneficio nc dal popolo, nè da’ Medici non che ri-« numerato , riconosciuto; il perchè da poi fino alf giorno della sua fuga « stette e| fu lasciato stare (giovandogli più il parentado contratto con Nic-« colò («), che il beneficio fatto , secondo ch’egli diceva , al popolo o a’Meri dici) senza travagliarsi delle cose pubbliche ora in Firenze, e quando in « villa, nel qual tempo si crede eh’ egli buona parte componesse delle sue (a) Capponi.