36o il gran numero delle navi che di levante e ponente capitano a Livorno ed all’Elba, e per poterle eziandio mandar in corso per distruggere li navilj barbareschi, li quali hanno il medesimo fine, per la sicurità loro, di non lasciar uscire navilio armato del duca , onde per questo sempre le galere del duca usciranno in pericolo se non saranno in numero di poter stare a fronte e combattere con l’armata d’Algeri, eh’è sempre di rimpetto a Pisa e Livorno. E il duca che vede le difficoltà e i danni che gli potria quella arrecare, sta sempre con l’animo volto e pronto a voler far ogni prova d’esser potente in quei mari, nè ad altro invigila maggiormente questo principe che alle cose marittime, non gli mancando già cosa alcuna per fabbricare galere e navi, avendo legname, ferro e pegola nel suo stato E per finire con l’isola dell’ Elba , questa lo invita assai alle cose marittime per la comodità e vicinità del luogo ; e non volendo che mai più alcuno v’abbia a fare, ha tolto in affitto perpetuo dal, signor di Piombino la miniera del ferro per tredici mila scudi, dalla quale oltre il suo bisogno ne cava tanto, che supplisce in gran parte alle spese che fa nell’isola predetta. Avendo parlato degli stati del duca di Firenze, del suo principato, della sua fortuna, e di tanti altri particolari suoi, mi pare di dire eziandio brevemente le aderenze e dipendenze, e li rispetti che tiene con gli altri principi- E cominciando dal re Filippo, dico che con quello, per esserne stato beneficato, onorato ed ingrandito di stato , fa ogni opera per dimostrarsi grato, e per conservarsi non solo ma per accrescersi la grazia sua, con la quale ha sempre disegnato di farsi ogni dì maggiore in Italia, parendogli che dalla estimazione che farà sua cattolica maestà del suo consiglio e delle sue forze, gli abbia a seguire 1 Vedi nell1 Appendice l’ultima parte del 2.0 documento.