192 municalo tale loro opinione al detto oratore , e quello che a lui ne pareva. Mi risposero che sua magnificenza non lo aveva ini proba to, il perchè desideravano il parer mio. Allora io dissi, che ancorché io fossi certissimo che la serenità vostra desiderava più d’ogni altra cosa l’accordo, purché fosse di soddisfazione di tutti li confederati, e eh’ io non dubiti che dalla cristianissima maestà non possa esser concluso cosa che non sia di comodo e benefìzio di quelli, tuttavia che a me, parlando come Carlo Cappello, e persona privala ricercata da loro, pareva che saria molto meglio , e di maggior sicurtà differire tale deliberazione fino che si avessero, e da loro e dalla sublimità vostra e da altri confederati, gli avvisi particolari di dello accordo , e che unitamente si procedesse come meglio paresse a comune utilità ; perché quando 1’ accordo fosse seguito con soddisfazione d’ognuno , questo indugio non poteva esser di danno alcuno a loro, nè 1’ affrettare lo romperebbe se veramente fosse con le condizioni delle quali grandemente temono: e che questa deliberazione da sè , senza intelligenza degli altri confederati, non poteva se non accrescere autorità a Cesare, e rendere prontissimi al desiderio di quello quelli che sono in dubbio e stanno a vedere li successi della fortuna; oltre che facilissimamente seguirebbe, che l’animo ardito e ben disposto di queslo popolo alla gagliarda difesa, confidando nella pace, si rallentasse, e corressero pericolo di rimaner poi oppressi dalle ingiurie de’nemici : ove che intendendosi lor signori con i confederali , in ogni caso le cose loro e di ciascuno succederebbero ( on maggior comodo. Mi risposero : « Noi facciamo gli « oratori solamente per intertener Cesare, e darci loco « di poter proseguire le provvisioni incominciate; nè vi