soddisfare agli artefici quanto più hanno potuto. Alli quali hanno commesso diverse altre prerogative e privilegj; e prima l’arti hanno beni particolari in case, possessioni , e monti per un valore di dugento mila ducati, i quali essi dell’arti amministrano ed augumentano: e son lasciati beni ad esse arti da quei proprj dell’arte. Inoltre hanno questo privilegio che ciascun’arte fa il suo consiglio ed elegge i suoi consoli i quali, in civilibus, son giudici delle controversie di quelli che sono sollo a una medesima arte: e li detti consoli ancorché non siano del consiglio, durante il loro magistrato, possono intervenirvi e ponere la loro ballotta. Finalmente ogni arte ha qualche amministrazione di chiesa, o di ospitale; di modo che per queste cause gli artefici restano assai ben contenti, parendo ad ognuno d’esser grande, ed uguale agli altri che son grandi, avendo le dette amministrazioni e prerogative per segno di governo e di dominio. E di qui è che in Firenze sono le arti in tanta grandezza ed augu-mento, che nell’arte della lana, eh’è la prima, si solevano fare innanzi all’ ultima guerra e peste 1 quattordici mila panni Fanno di quelli ch’essi chiamano garbi, che si fanno di lana spagnuola, e si vendono ducati ven-tidue la pezza, dei quali ne spediscono dieci mila a Costantinopoli, e il resto spediscono in Firenze ed anco per Roma, Napoli ed altri luoghi. Fanno appresso da quattro in cinque mila panni fini alti, li quali essi chiamano di SanMartino,che valgono scudi sessanta la pezza, e questi si fanno di lana d’Anglia; li quali panni tulli 1 La peste del 1627 non certamente comparabile a quella del i348, della quale Boccaccio ci ha lasciata la famosa descrizione , fu non pertanto di grave danno essa pure y contandosi che nella sola diocesi di Firenze venissero a morire intorno ai sessanta mila individui.