LETTERA XLII. 201 SERENISSIMO PRINCIPE Jeri a ore diciannove scrissi alla serenità vostra in diligenza quanto vi era, e le mandai l’esempio delle lettere a questi signori dell’oratore loro in Francia. Questa mattina ho ritrovato questi signori aver di nuovo lettere dall’oratore loro delli 8 da San Quintino, nelle quali però non vi è cosa di più che in quelle dei 5, se non quanto negli alligati capitoli di esse si contiene ', e sono state mandate da Luigi Alamanni da Genova sotto lettere sue di jeri; il quale scrive che Cesare usa ottime parole, e dimostra di aspettare con desiderio gli oratori di questi signori, li quali mi hanno comunicato gl’inclusi capitoli dell’accordo seguito, con un sommario di lettere dei 13 da Lione dell’arcivescovo di Capua; li quali ancorché pubblicamente nel magistrato non abbiano detto averli di Francia, nondimeno son fatto certissimo essere stati mandati dal detto Alamanni, il quale afferma di averli dalli secretarj dell’ imperatore, in modo che non si può di essi dubitare; ed io avendo voluto vedere l’esempio mandato ho riconosciuto la mano di esso Alamanni, e mi è parso d’inviarli in diligenza alla serenità vostra. Alla quale non voglio restar di dire, che questi signori non poco si risentono del signor duca di Ferrara che tanto tardi in questi loro bisogni la venuta di don Ercole, e delli fanti due mila pagati dalle signorie loro, « Clic cioè, per quanto tutti gli oratori della lega si fossero affaticati per ottenere udienza dal re, non avevano potuto venire a capo dell’intento loro.