240 Questa caduta di Mustafà , accompagnata alla poco buona volontà che gli portava Mehemet, fu scala alla grandezza di Sinan, il quale deputato alla suddetta impresa dell’Arabia Felice, vi si diportò egregiamente, restando per molte volte vittorioso, con gran pericolo della persona sua, ed in fine in capo di tre anni ridusse il paese all’ obbedienza del Gran-Signore, ritornandosene alla Porta pascià visir, col qual titolo se n era andato alla spedizione di quella impresa. Queste cose passarono in tempo di sultan Selim e di Meliemct, dal quale mostrava Sinan di dipendere e di conoscere il favore della sua grandezza. Ma morto Selim e venuto all’ impero sultano Amurat, predente imperatore, cominciò Mehemet a declinare dalla solita grazia e favore, cercando il Gran Signore ogni occasione di levargli il credito ed autorità acquistatasi in vita del padre; e però Sinan accortosi dell’animo di lui, cominciò esso ancora , sebbene era ultimo visir, ad opporsi a Mehemet, ed in conseguenza ad entrare in grazia del Gran Signore, che lo deputò alla guerra, di dove era stato richiamato Mustafà , che vi aveva fatto notabili fazioni. A quella impresa andò dunque Sinan con fornitissimo esercito e con grandissima aspettazione di prosperi successi. Il che avvenne tutto in contrario; perchè mantenendolo l’inimico con speranza di doverlo combattere, e spesso muovendogli con arte propositi di pace, gli andò consumando l’esercito, che pativa grandemente di vettovaglie per l’asprezza e sterilità del paese. Diche chiaritosi in fine Sinan , voltò l’armi, portate da lui infelicemente sopra Persiani, addosso ai Giorgiani , li quali ridottisi in alcuni luoghi forti per natura , volendo 1’ esercito turchese» dannificarli con artiglieria, ì'iceveltc una gran