di muteferica , cioè uomini d’arme, quasi tulli figlioli de’più principali Turchi, che col soldo di quaranta aspri almeno di paga sono obbligati a stare appresso, e seguire il Gran-Signore alla guerra, nè possono esser astretti ad alcuna fazione , se non quando cavalcano li due beilerbei, della Grecia e di Natòlia, che, come ho «letto, sono capi di tutta la cavalleria, quando il signore esce alla guerra. Sono intertenuti con ottocento aspri il giorno , e con timari, e puossi dire con quanto essi vogliono; e con la grazia del primo visire, e con quella del Gran-Signore, il presente beilerbei della Grecia è fatto cognato pur a questo Gran Signore per la sorella datagli in moglie, già è forse passato l’anno, ed è favorito in maniera, che non può quello di Natòlia paragonarsi con lui, sendo non solo stimato come beilerbei della Grecia, che fu sempre maggiore, ma come parente anco , e però più donato e più gratificato. Questa aduinpie è tutta la cavalleria intertenuta cosi in tempo di pace, come di guerra, parte con la distribuzione de’ timari e parte col soldo del Gran-Signore. L’ arma di questa cavalleria per la difesa è lo scudo, e pochi hanno corazze e celate. Ter l’offesa hanno la scimitarra e la lancia, la qual, debole assai, non può incontrare con molto danno i cavalli leggieri e molto meno gli uomini d’ arme de’Cristiani. Bastano bene per la loro leggerezza all’inseguire, come al fuggire anco se bisognasse; ma il numero loro grande, e la furia del grido e del corso, potendo circuire in campagna il nemico , ha avutoquasi sempre forza di metter in fuga ed atterrar gli eserciti d^’Cristiani, benché meglio armati e forse anco meglio ordinati. Dirò ora della milizia «la piedi, la quale non è altro che li giannizzeri, ridotti sin al numero di dodici mila, tutti tratti dal numero di quei putti, che indissi riscuoter