04 E sebbene, serenissimo principe, non è carico mio di dir alcuua cosa di quella legazione, sapendo massime che dal predetto illustrissimo bailo sarà compito questo officio diligentemente; però convienmi per debito mio rappresentare a vostra serenità alcune cose dettemi dal magnifico Ali pascià , perchè io gliele riferisca a bocca, le quali veramente mi furon dette da sua magnificenza con grandissimo affetto, sperando che fossero messe in maggior considerazione, essendo espresse con la viva voce di un servitore della serenità vostra, che col fargliele saper per \ ia di lettere. Ritro\andosi dunque il clarissimo bailo da esso magnifico pascià per prender licenza, sua signoria cla-rissima,dopo molti altri ragionamenti,gli raccomandò tutti li mercanti della nostra nazione, e sua magnificenza rispose queste formali parole: Bailo, credo che abbiate potuto veliere che mai nel tempo vostro alcun suddito veneziano si è giustamente doluto di me; ma all’incontro guardate quanti Mussulmani si dogliuno di voi, che non mi bastano le orecchie per poter ascoltar tante querele ; e voltatasi sua magnificenza verso di me, disse: Segretario tu che vai a Venezia, dirai per mia parie a quei signori illustrissimi, thè io gli son stato e sono tuttavia buono ed amorevole amico, ma die non posso più di quello, che posso, e che debbono star avvertiti e far star avvertiti li ministri loro da mare e da terra, a non lasciar venir ognora alla Porta tante querele contra di loro; perchè sebbene il Gran-Signore ha cara questa amicizia sua, e non è certamente per romperla per sua volontà, senza esserne giustamente provocato, però avendo essi tuoi signori tanti inimici a questa Porta, li quali si sforzano di aggrandir ogni querela, che vien latta contra di loro (volendo inferire delli magnifici tuoi colleglli e del capitano del mare ) dubito che un