*539 Prima Au-dienta publica. Seconda Jegreta <& co-fepropofte al Senato dal Marcbefe del Gitaßo Ft di Mon* jT/nor dy Antbao -, 105 DELL' HISTORIA grande di Senatori col Bucentoro , & con fette galee;: alloggiati in un grande, & nobile palazzo, & fpefati del publico. La prima udienza fu loro data nella fala grande , ove fi riduce il maggior Configlio con molto con-corfo di genti, nè paifarono in quefta altre parole , che di ufficio , & di complimento . Ma ritornati un’ altro giorno nel Collegio in audienza fecreta, efpofe il Marchcfe del Guado , fe eß'er venuto per nome eli Carlo Imperatore a dare conto alla Signorìa , come fi conveniva di fare con buoni & ft ima ti amici, dell' abboccamento , ciS era per fare in Francia col Cbriftianijjìmo, & in Fiandra col Ferdinando fuo fratello , & conia Regina jua forella, la quale era all bora al governo di quegli flati. Affirma-va, che in quefli conventi de Vrencipi, s erano per trattare cofe concernenti al [ervitio commune della Cbrifiianità , al commodo particolare di quella Tfypublica , il quale gli farebbe in qualunque occafone flato innanzi, come quello de' proprii fuoi flati. Hora dovendofi muoverr con potentijfime' for%e r armi contra Turchi, de fiderare Cefare d intendere , quale fuße intorno a ciò la volontà, & il parere del Senato , quali apparecchi giudicale neceß'arii, (¿f quali per la parte fua fuße per fare, per poter meglio governare i fuoi configli : la pace col di Francia , benche non fuff e ft abilita del tutto , potere tuttavia riputarfi fatta, tale era la difpofi-tione commune, & la buona intellìgen%a introdotta già ne' gli animi' di quefti Vrencipi . Onde fi poteva fermamente credere, che fußero per volger unitamente V armi libere d’ ogni altro impedimento alla mina de gì infdeli. Ma perche la grandezza della cofa apportava anco lunghezxa di tempo , (¿f già era la flagione molto %nanz) trafeorfa per fare sì grandi apparecchi , giudicava Cefare conve-nirfi per all hora procedere più alla difefa , che all’ of-fefa de nemici, nel che non farebbe egli mancato di penfare alla ficurtà non meno de gli fiati de gli amici, che de" fuoi' proprii, Nell’ ifteifo fenfo parlò dapoi Monfignor d* Ani-bao , atteftando la buona volontà , & il defiderio del Ré ,, della pace,, &c del bene della Chriilianità. Non