81 avesse potuto darmi in proseguire il mio viaggio. Mostrò sua magnificenza che i miei ragionamenti gli fussero stati cari, e che grandemente desiderasse , che questa mia andata producesse qualche buon effetto di pace( siccome per parole e per diversi segni conobbi desiderar tutte quelle genti, cosi Turchi come Cristiani, che trovai per cammino sino a Costantinopoli) e mi trattenne in quel loco fino al giorno seguente al tardo; e datomi per compagnia un suo ciaus e uno spai con lettere favorevoli al magnifico pascià suo padre, mi licenziò. Questo sangiacco è giovane di ven-tidue anni, più inclinato assai alli piaceri e alle doline, che all’armi, e dal padre tenuto carissimo per non aver altri figli che questo, e un minor figliolo nato di schiava , perocché di molti figlioli avuti con la sultana figliola di 1 Gran-Signore non n’è vivo alcuno: e tanto più gli è caro questo, avendo già alcuni mesi avuto un figliolo maschio e in lui rinnovato il nome di Meemet suo padre. Questo sangiacco è di natura molto avaro, come sono universalmente tutti Turchi, ed essendo rispettato e temuto molto, per essere figliolo di chi governa tutto l’imperio ottomano, vien a cavare del suo sangiaccato più di ottantamila scudi all’ anno, dove gli altri sangiacchi per li tempi passati non solevano cavarne la terza parte. Partito da Mustar, luogo fuori del diritto cammino tre giornate, arrivai alli venticinque al Ponte Piccolo vicino a Costantinopoli dodici miglia, avendo usato nel viaggio quella maggior diligenza che potei. Nel qual luogo ritrovai due spai mandati dal magnifico pascià con due giannizzeri per aspettarmi, e condurmi da sua maestà. Questi mi fecero levar il giorno seguente tre ore innanzi al sole, nè patirono che venisse con ine più d’uno de’ miei. E cavalcando u lume di torcia entrarono allo spuntar del di in Costantino/. vi. 6