I IO sinare la gente, come per molti casi da me veduti e uditi ini sono accertato, e come la serenità vostra è per intendere. Nella città di Massinuan furono presi alcuni assassini, i quali avevano ammazzati alcuni mercanti, e toltogli le robe; i presi furono menati alla giustizia. Il giudice, venuto in luce del tradimento, si fece portare il furto, poi licenziò li delinquenti, tenendo una parte delle robe per lui, e l’altra mandando a Casbin ad alcuni Sultani in presenza dei padroni di esse robe. E andando io alla corte ogni giorno, li vedevo a stracciarsi i panni, montar gridando per le mura del palazzo e dire ad alta voce al re cbe cosa egli faceva, e da che causavasi che egli non volesse rimediare a tanta ingiustizia. Per il cbe furono molte volte ben bastonati, e con le pietre fatti saltar giù dalle mura, nè mai fu loro possibile essere uditi. Oltre di questo, nella città di Tauris, sedici ladri armati con archibusi scalarono di notte il principal fondaco di quella città, il quale si chiama Kan del signore, dove vi erano da quaranta mercatanti; e sapendo i ladri che tra gli altri, Achmet celebre mercante d’Algeri si trovava buona quantità di danari contanti, ruppero le porte della camera del detto Achmet, e lo ammazzarono, pigliando trenta tumani, che fanno sei mila scudi, oltre alcune verghe d’argento e altre robe; ed essendosi mossi li mercanti per la difesa del fondaco , furono colle archi bugiate fatti ritirare nelle stanze. Pochi giorni dopo, vicino alla casa dove io ero, fu dalli medesimi ladri, la notte con lanterne, assaltata la casa di un Armeno, e toltigli quattro colli di seta, e per quello si disse, fu veduta la detta seta in casa del sultano di Tauris; e sebbene di tutte queste cose se ne siano fatte querele alla corte e trovati li ladri, non si è perciò proceduto per via di giustizia centra di loro, mostrando il re di non curarsene