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pia il quiile si esercitava quella tal'arte che faceva mostra di sè ; e tutte presentarono il Gran Signore,il quale, e<l a loro ed a chi faceva qualche prodezza o bel giuoco , donava danari, come facevano ancora i pascià.
    Apparecchia vasi poi ogni sera per il lungo della piazza , sopra a stuoje poste 1' una in capo all’altra , gran pezzi di pecora , vacca , e castrato ed alcuna volta gli animali intieri arrostiti, con uu numero infinito di scodelle piene di riso ed altri legumi, coperta ciascheduna di un pane; e dato il segno se ne veniva una grandissima turba a far levata di quelle vivande con tanta prestezza e rapacità che era uno stupore.
    Poco prima del suddetto apparecchio pubblico, sull’ora che essi dicono del chenJì, ch’era a noi 21 , era portata la cena ai palchi degli ambasciatori ed altre persone pubbliche, con non molta civiltà e delicatezza di vivande, e sebbene gli ambasciatori non vi si trovavano, come accadeva il più delle vdlte , si faceva nondimeno il medesimo servizio ai palchi, e ne godevano altre persone.
     A un’ora di notte davasi principio a’ fuochi, i quali riuscivano molto bene , e per l’invenzione e per 1’ abbondanza della polvere. Appresso si gittò per molte sere al popolo sultanini e altre monete d’ argento dal poggiolo del Gran Signore, ora per mano sua, ora di quella del suo figliuolo.
     Alli dodici fu circumciso sultano Mehemet, figliuolo di sultan Amurai, presente imperatore, per mano di Mehemet pascià , che fu già barbiere del Gran Signore ; che per aver fatto lo ritaglio, n’ ebbe in dono da sua maestà e sultana cose di molto valore. E così seguitando le feste cui medesimo ordine ed allegrezza, terminarono finalmente alli 21 di luglio; nemmeno sarebbono state così lunghe,