23 t II piano della camera era tutto coperto di tappeti di seta ed oro, e il Gran Signore, in un lato di quella, se ne stava sopra una sedia senza appoggio , con cuscini alle bande riccamente guarniti d’oro e perle, ed esso vestito, di sotto di raso bianco , e di sopra di cremesino. Ammessi gli ambasciatori, ed accostategli , gli fecero una umilissima riverenza, baciandogli la veste, poi ritirati appresso la porta, accanto ai pascià che erano nella medesima camera , furono menati i gentiluomini parimente a fare la riverenza al Gran Signore, di questo modo die ciascuno era messo in mezzo dei capigi-basci, cioè maestri di camera, e pigliato direltamenle per le mani e maniche, era condotto ai piedi del Gran Signore dove inginocchiatosegli, veniva porto da uno di loro una manica della sua vesta a baciare ; il che fatto, era ricondotto indietro con la faccia sempre volta verso il Gran Signore, e di lungo poi se ne usciva sulla piazza dei giannizzeri : ed intanto che si faceva questa cerimonia passava il presente portato dai capigi bascì , cioè dai portieri, dinanzi ad una camera dei Gran Signore, acciò lo potesse vedere. Rimasti gli ambasciatori nella camera coi pascià , entrò il dragomanno grande, ed interpretando le parole delli ambasciatori, disse con quanto onore ed obbligo restava la signoria a sua maestà dell’invito fattogli per il suo ciaus e la commissione che esso aveva di assistere alle feste, pregandogli ogni prosperità e ringraziandolo umi-lissitnamente della buona volontà che continuava ad avere verso la signoria , la quale gli corrisponderebbe con ogni fede e riverenza, seguitandovi altre parole di complimento: non altro ebbe in risposta se non che uno abbassamento di testa , quasiché volesse dire che accettava per buono quell’ ufficio.