4° ogni debita riverenza, ma saria stato necessario cercar di ritornar in grazia per altra via. Mi commise dopo vostra serenità che negoziassi la materia della nave Fabiana con tutti li pascià separatamente, e poi in pubblico divano, mentre, come le scrissi per mie dei 7 decembre del G3, non mi pareva benefizio suo il negoziare a questo modo; e tal ordine mi dette il maggior travaglio, che mai avessi in vita mia, vedendo da una parte la rovina di tutti li negozi suoi, e dall’altra dover far contra il volere di vostra serenità, come particolarmente le scrissi perdette mie; aggiungendole di più, che per questo 11011 si offendevano li altri pascià, e che anche diventando primi visiri non restariano di esserle amici, anzi tanto più, perchè avrianoancor loro questo desiderio, che non si negozii con li altri, e avriano avuto piacere che così si fosse fatto per il passato. Altro caso, e di maggior importanza, fu che le prime lettere che vostra serenità mi mandò per presentarle in materia delle querele si della galeotta, come di altro, non mi parve al proposito suo di presentarle, ma le volli tenere appresso di me secretamente fino ad altro suo ordine, come per mia de’16 gennaro le scrissi, con aver ritenute tutte le lettere de’ mercanti di tre spacci, e scritto in Soria ed Alessandria quanto faceva bisogno, sapendo che in lettere di particolari erano ordini espressi di gittar via le robe, e fuggir di paese ; che se questo seguiva, lascio considerar a vostra serenità quanto disturbo s’avria avuto, essendo allora stato dato nuova a sua magnificenza, che vostra serenità faceva armata grossa, e che dava aiuto al re cattolico. Poi avendomi scritto vostra serenità sotto li 9 agosto del G4, che senza metter tempo di mezzo e nè meno replicar parola, dovessi stare al comandamento, nel negozio delle querele, che sua magnificenza mi volle dare, e che non mi parve