con Portoghesi. Vi è poi la città di Goa, che è isola, e in la città vi entra il fiume Lapera per due bocche , e parte la terra , e fa un’isola ; e tutta l’isola di Goa è lunga miglia sedici, ed altrettanto larga. È una bellissima città , nella qual stanzia il viceré che governa tutta l’india per conto del re di Portogallo , e in quest’isola non vi sta pur un moro della setta maomettana, ma solo cristiani, e gentili. Qui si tiene l’armata dell’india tutta tirata in terra, salvo dodici galeoni che continuamente stanno in acqua , sì l’inverno come l’estate, per guardia del porto. La qual armata è questa; galeoni sedici, caravelle trenta , galee sottili due, galeotte quattro, e fuste trenta. E per conto de’ Portoghesi maritati nell’india si larian fuste cento con venti soldati per una. In questa città vengono condotti tutti li cavalli che si imbarcano nel Golfo Persico, e nel Mai-Rosso, per pagar li diritti sotto pene di contrabando, che così è l’ordinario, e si paga d’ogni cavallo ducati quarantadue per ordine antiquo, nè è gran cosa perchè generalmente un cavallo vale in Goa trecento e più ducati, ed è città di grandissimo traflìco. Ha sedici contrade, e sedicimila uomini da guerra tra li quali ne son novemila archibusieri , ed in ogni contrada vi è un capitano Portoghese; li quali capitani fanno trarre tutte le feste al palio, e la polvere, il piombo, e li archibusi sono del re, e sono valentisssimi archibusieri. Questa città fu tolta al Dialcaon, che confina con il Nizam, dalli Portoghesi per forza. Hanno alla bocca del fiume in terra ferma quattro fortezze, cioè Panghin , Valestrin , il passo Secco, e quello di Norea. Tolsero ancor due isole nominate Sai-sete e Bardes. Questo regno di Dialcaon è molto grande, tul abbondante d’ogni cosa; si dice che il re ha quattordici milioni d’oro, ed è moro della setta maomettana.