Ili panlo. Olire di queslo, un mercatante Turco, chiamalo Cara Seraferin, usalo anco a venire in Venezia, essendo in Cashin in un fondaco, ed avendo inleso i Curdi, i quali sono quelli che guardano la persona del re, essere detlo mercante ricchissimo, presero occasione di fargli un paslo, e trattenerlo tanto, che li compagni, li quali aveano tolta uua bottega affitto contigua a detto fondaco, ruppero il muro, ed entrorno dentro, e gli rubarono dodici mila ducati contanti. Il detto mercante tornato alla stanza subito si avvide del fatto, ed andò alla porla del palazzo, ed avendo amicizia di molti sultani, lu introdotto dal re; e querelando i detti Curdi che lo avevano invitato, come consapevoli di queslo fatto, il re fece chiamar li Curdi, li quali negorno; ed instando il mercante che fossero messi in prigione , e preso il loro costituto separatamente, il re disse che 1’ averia fatto per contentarlo, ma caso che detti colpevoli non avessero confessato, avria poi fallo tagli.ir la lesta a lui; il quale, di ciò dubitando, non voile altrimenti continuare respedizione della causa. Ma pochi giorni dopo, coll’ occasione di un giovine avendo scoperto come detli Curdi avevano fatto il furto, fece il mercante esaminare li testimoni per il giudice della cillà di Casbin, e presentò il loro delto al re con quattrocento ducali di dono, acciò fosse spedito presto da sua maestà. Il re mandò per li detti Curdi, ai quali furono trovali li danari avendone spesi pochi, e comandò che detto denaro fosse posto nel tesoro, ordinando che il detto Cara Seraferin non gli fosse più introdotto innanzi. Questo fatto diede grandissima occasione a tulle le genti di ragionare, e di dolersi della poca giustizia del re, benché ogni dì si veda seguire di simili effetti, curandosi egli poco di sentire i suoi sudditi per tal causa lamentarsi; ed un giorno il re disse ad un