4 '«0 Dio volesse che in quel negozio tanto importante di Costantinopoli potessero li baili o ambasciatori con la loro medesima lingua essere interpreti delli loro concetti, e con il loro cervello capir quelli degli altri, perchè certo le cose pubbliche passerebbero assai meglio. Dirà il bailo una parola prontamente piena di efficacia e dignità; risponderà iI pascià alle volte qualche parola, sopra la quale il bailo, capace del negozio, potria cavare fondamento della sua intenzione; ma riferite queste parole dal dragomanno o non sono le medesime, o sono fredde e languide o con diversa intenzione. Se il bailo alle volte vuol fare una proposta al magnifico pascià e insieme dir le ragioni della sua proposta, il ragionamento sarà alle volte cosi lungo, che il dragomanno non potrà ricordarsela e lascierà la parte principale; se il bailo lo vuol dividere in due o tre volte, il pascià alla prima parte vuol replicare; la replica vuol la risposta, e così il ragionamento è interrotto, e spezzate le ragioni con molto maleficio del negozio. Onde si può con verità dire, che questa è una delle principali difficoltà del negoziare a quella Porta; perchè (piai travaglio può avere maggiore un bailo, che parlar con la lingua d’altri,intender con le orecchie d’altri, e finalmente trattare un negozio nella maniera che ho detto, con il cervello d’ altri. E se discorreremo poi della secretezza, che è tanto necessaria uelli negozi, che giova all’eccellenza vostra con tanta secretezza consigliare nell’eccellentissimo collegio, e trattare e deliberare in questo eccellentissimo senato le cose di Costantinopoli, se queste immediate avvisale ai li suoi baili convengono esser palesi a più di unode’suoi dragomanni sudditi turcheschi; non parlo però della fede di quelli, che al presente ne servono , nè la faccio sospetta