3o| buona provvisione rii formento, e farne biscotti, caricandoli sulle stesse navi che avranno da condurre li soldati; e quando la guerra dovesse continuare sarebbe cosa sicura e quasi necessaria , valersi dei grani di Candia , e farne , se non ve ne sono, a Tine, isola della signoria di Venezia in Arcipelago ; ma più sicuro partito sarebbe farne fare subito nello stretto sull’ isola di Marmora , impadronendosi e fortificandosi in quel luogo, ovvero in altro sito opportuno, essendo che la distanza di Candia, e di Tine potrebbe lasciar l’esercito e l’armata in qualche bisogno. Sarebbe parimente provvido partito portar seco del-l’armi sopra numerarie, per le speranze che si potessino avere di un sollevamento di popoli Cristiani sudditi di quella tirannide, li quali per le continue violenze de’T tirchi non bramano altro che liberarsi un giorno da tante estorsioni. E già sappiamo che nella passata guerra si sollevarono i Greci della Morea , e mandarono il loro arcivescovo in Italia a chiedere delle armi. Eppure in quel tempo non fu sbarcato esercito dai nostri ; ed il Turco era egli 1’offensore e l’arbitro della guerra. Sopra tutto gioverebbe mollo il dissimulare l’impresa, mandando fuori qualche voce di andare in Barberia , o altrove, tenendo modi apparenti di negozio che lo potessero comprobare. Ci resta ora a discorrere con quante forze l’impresa si potrebbe tentare ; che veramente, malgrado la grandezza dell’azione, hanno da essere poche, ma poche rispetto ai tempi ; chè quando altrimenti il Turco fosse meno esausto , converrebbe pensare a forze maggiori, e forse a difenderci, piuttosto che a provocare i nemici. Io dico dunque, che in uno esercito di quarantamila fanti, e duemila cavalli sarebbe da potersi confidare ; e