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all’illustrissimo signore Gabrio de’Siabelloni ma a tulli li Spagnuoli , raccogliendo <judii di qualche conto ,( clie multi ve ne furono ) aiutando e sovvenendo col denaro e promettendo per loro in maniera, che è verissimo pochissimi esser restati li Spagnuoli di conio in mano de’ Turchi; la qual cosa non si può dubitare 11011 aver fatta maggior impressione che le parole; e nondimeno non poteva partorirsi alcun sdegno nel pascià, perchè avevo già avuto il suo consenso.
     Scrissi alla serenità vostra in quel tempo questo concorso degli Spagnuoli in mia casa, e l’opera che io facevadel-l'aiuta rii, e la causa principalmente perchè, con tanlo incomodo per me e a tanto comodo per loro, divenne la mia casa ricetto e salute degli Spagnuoli; e non mi rispose la serenità vostra, perchè giudicò benissimo fatto quel che
10	faceva; che se le fussespiaciuto, non dubito che non me ne avesse scritta qualche parola. Dunque in faccia del signor Turco ho potuto mostrare con vivi e importantissimi effetti la buona e vera amicizia della serenità vostra con gli Spagnuoli, e per l’altra parte,( che è pur cosa anche di grande importanza,) ho potuto far in maniera che
11	medesimo re del mio ufficio e del mio impaccio, n’ha leso grazie a questo serenissimo stato; dimostrazione pur certa d’esser restalo gratificato.
     Resta che con fondamento di questa sorte,gettato da-nie con quella occasione, si seguiti tuttavia con quella prudenza, che è solita a questo eccellentissimo e prudentissimo senato, non lasciando occasione, donde possa conoscer il pascià, e gli altri che avessero a quella Porla pur qualche spirito di guerra, esser tutlavia la serenità vostra amica del re di Spagna.
     Ma la terza ed ultima causa, che è quella che si possa,
Val. VI.	li