452 stato, come per ritrovarsi allora il duca sprovvisto di tutte le cose necessarie per la guerra. Mentre che il duca di Guisa stette in Roma per far risolvere il papa dell’impresa che si avesse a fare, e che non solamente sua santità non assentiva all’impresa di Toscana, ma anco tirava a lungo quella di Napoli, per non impedir la trattazione eh’ ei credeva che fosse in piedi di fargli aver Siena, passarono quaranta giorni, nelli quali il duca d’Alva fortificò Ci vi tei la, e messe ad ordine in modo le cose del regno, che come poi sua santità assenti che il duca di Guisa andasse a quell’impresa, la speranza era quasi del tutto levata. Pure acciocché egli partisse con migliore disposizione, non avendo nell’ultima promozione sua santità fatto cardinali ad istanza del re, come lo aveva promesso, con tutto che il duca molto reclamasse essendo in quel tempo in Roma, gli promise di nuovo, che come l’esercito fosse passato il Tronto, egli farebbe nuova promozione ad istanza di sua maestà , che priverebbe del regno il re di Spagna , che manderebbe all’esercito la gente che era obbligata, e similmente il figliuolo del duca di Palliano in Francia; le quali cose tutte sua santità promise di fare quando fu fatta la conclusione della lega, ma nessuna cosa effettuò, sperando pure di ridurre a fine questo maneggio di Siena. Ma si ritrovò finalmente sua santità ingannata , a-vendo scoperto che il duca di Firenze maneggiava di averla per sè, e non per lei ; il qual duca avendo fatto conoscere al re di Spagna che con questo suo maneggio aveva , oltre lo stato suo , assicurato anche il regno, ottenne di aver Siena per sè, avendolo da prima tenuto anco in sospetto di poterla avere con gli aiuti di Fran-