lO'J non glie ne restino altre ancora da impegnare e obbligare. E questo è da credere, che in tal bisogno le impe-gneria tutte, con speranza di ricuperare non solo le impegnate, ma d’ acquistarne delle altre molto maggiori, co’nuovi stati che gli daria la vittoria. In fine,se son veri gli avvisi del magnifico messer Pietro Mocenigo, orator nostro a sua maestà, che il pontefice gli abbia ora concessa la crociata, e l’entrata delle vacanze per anni tre, e la licenza e facoltà di poter alienare il quarto dei benefìzj; di queste cose tulle esso ne è per trarre (come anco detto oratore ci scrive) più di due milioni d’oro. Di gente poi e di navi, egli ne avrà ( come sa ognuno che queste non gli mancano) in quanto numero vorrà, si che per tali cagioni mi pare che si possa sperare che non gli abbia a mancare il modo di far questa impresa, stando in tregua col re cristianissimo. E meglio l’avrà se concluderà la pace, la quale certo non è da sperare tra loro. E perchè da alcuni si dubita di queste forze sue, e forse anco dell’animo a tale impresa, avendo pur troppo tardato quest’anno a mandare 1’ armata con le genti che era obbligato ad unire con la nostra in Levante, mi par bisogno ch’io dica della causa di questa sua tardanza. E cominciando da quelle cose ch’egli allega; la prima, esso mi ha detto esser stata la tardanza della deliberazione fatta della lega, la quale non si essendo conclusa se non questo febbraio prossimo passato, non ha potuto aver tempo bastante a fare le provvisioni necessarie per l’impresa offensiva quest’anno presente, nè anco prima che ora per la difensiva; per la quale ha ordinato ora che vadano le galere sue, ch’egli ha nel regno di Napoli e di Sicilia, con cinquanta o sessanta