385 qualche roba confiscala e con questi modi si vanno in-tertenendo. L’entrata del re si cava in questi modi: l’uno è pelle possessioni, quali chiamano il patrimonio, la cui rendita è di trenta mila lire l’anno, o intorno,quando più e quando,meno, secondo che danno i tempi: questa lira s’intende di quattro ducati di quella moneta, che fa tre scudi del sole. L’altro è per i dazj e gabelle di tutti i porti sulle mercanzie che entrano ed escono; e questo rende da cento mila lire. Cava anche una grossa rendita dalli primi fruiti, che ciascuno che ha entrate è obbligato di pagare al re dopo la morte di suo padre, e questi primi frutti sono l’entrate di un anno intiero. Di più ha una buona entrata di quei beni che sono stati dei traditori, e dal ducato di Lancastro, qual’è unito alla corona, e da altri benefizj a quella aggregati, che ascendono alla somma di centocinquanta mila ducati. Anche la rendita delle miniere di slagno e piombo non è di poca importanza, e similmente il dazio della lana, qual può essere intorno a novantamila ducati, se bene anticamente soleva esser più di trecento mila; ma poiché si è cominciato in Inghilterra a far tanti panni quanti si fanno di continuo, la lana non è più trasportala fuori in quell’abbondanza che era prima, e per conseguente il dazio viene grandemente a diminuirsi. Ma la maggior entrata del re è quella che cava dalla guardia de’pupilli, il padre dei quali venendo a morie, il re piglia la cura loro e li fa nodrire fino all’età di ventini’anni da pari loro, ed essendo femmine fino alli sedici, nel qual tempo va godendo l’entrale, dandogli solo il vivere: e giunto il pupillo all’età detta, pagata uu’annatij intiera al re, questi gli rimette il suo. Quesla Voi. ir. 25