»91 dere altri cento scudi da un mercante padovano amico mio, e non so di quanto, dal mio andar a Padova a quest’ora, io sia debitore al clarissimo messer Tommaso Contarmi mio cognato; talché, siccome è solito, ora alle eccellenze vostre dimando la catena datami dal cristianissimo, non in premio delle mie fatiche, che quando bene vi fosse andato anco la propria vila,siccomec’è mancato poco, ne ero debitore; non in satisfazione delle mie spese, perchè essendo debitore alla patria della vita, gli debbo esser della facoltà maggiormente: ma per la sola e semplice benignità delle eccellenze vostre, e infinita consolazione dell’animo mio, che il mio servizio loro sia stato grato; assicurandole sopra la vita mia, che donandomela o non donandomela, resterò loro egualmente servitore obligatissimo, e pronto sempre a finir di spendere quanto io avrò per esse. Del secretano mio, Daniel. . . , avrei potuto riportarmi al clarissimo messer Antonio Venier, che l’ha avuto nella sua legazione a Roma, che io non potria mai dir quanto alla molta virtù sua si conviene. Pur dirò, per la debita satisfazionedeU’eccellenze vostre, queste poche parole; che lui è virtuosissimo; di religione quanto un santo; di dottrina, che credo abbia pochi pari suoi nella cancelleria; di modestia quanto un agnello; di riverenza e diligenza e obbedienza quanto alcuno fedelissimo servitore, che si possa desiderare; talché lo raccomando anco io, insieme con me, quanto più posso riverentemente all’eccellenze vostre.