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suo nipote, duca di Palliano, il quale luogo subito incominciò a fortificare; il che aggiunto alle trattazioni che aveva avute con Francesi, diede tanta gelosia al re di Spagna, che dubitò che sua santità lo fortificasse per dar in mano de’Francesi una gagliarda frontiera del regno. E però volendosi assicurare, il duca d’Alva si mise in campagna con gente sotto nome di Marc’Antonio Colonna per recuperare lo stato suo '.
In questo tempo il cardinal Caraffa andò in Francia, in apparenza per esortar sua maestà alla pace ed al conci-
    1 Abbiamo toccato in altri luoghi di questo volume delle cause di dissensione tra Paolo IV e Filippo II: il nepotismo del pontefice v’ebbe certo gran parte. <c Tre nipoti aveva egli, figli di Gian-Alfonso Caraffa conte di Montorio, suo fratello. Pochi giorni dopo l’assunzione sua creò cardinale Carlo, uno d’essi, cavaliere di Malta, uomo di cervello torbido, fatto più per la milizia secolare, da lui esercitata fino allora , che per la ecclesiastica. Un altro era Giovanni conte di Montorio, a cui si voleva fabbricare una magnifica fortuna, e presto se ne presentò, non so se giusta o ingiusta, 1* occcasione. Aveva Alessandro Sforza, chierico di camera, avuto maniera di trarre da Civita Vecchia due o tre galere, già tolte dai Francesi a Carlo suo fratello, e condottele a Gaeta. Per tale insolenza s’ alterò forte il papa, e crédendo complice di tutto il cardinale Guido Ascanio Sforza loro fratello, fieramente il minacciò, e mise prigione il di lui secretario. Per questa novità furono veduti alcuni baroni romani trattar secretamente con esso cardinale, con Marc’ Antonio Colonna, e i ministri cesarei. Non vi volle di più perchè il pontefice, figurandosi dirette quelle combricoie contro di lui, facesse mettere in prigione esso cardinale Sforza, Camillo Colonna ed altri ; poiché quanto a Marc’ Antonio questi si ritirò salvo in Napoli. Passò lo sdegnato papa a far citar lui ed Ascanio Colonna suo padre, che era detenuto prigione in Napoli; ed essi non comparendo li scomunicò e privò d’ ogni dignità, di quante terre e castelli possedeano negli stati della Chiesa (erano circa cento ) con investirne tosto il suddetto Giovanni suo nipote, e dichiararlo duca di Palliano, e capitan generale della Chiesa. Per provvedere anche Antonio Caraffa, terzo suo nipote, il creò marchese di Montebello e d’altre terre nel Montefeltro, avendo trovate ragioni o pretesti per Spogliarne Gian-Francesco da Bagno de* Conti Guidi. » Muratori sotto l’anuo i555).