jo5 nostri cardinali che ama e stima molto,e con cui parla confidentemente; al quale ragionando pur di tale risposta , e onestandola esso cardinale, disse di più che da alcuni, che par che intendano le cose, gli veniva affermato che non solamente nello stato in che si trovavano le cose de’cristiani , ma s’egli facesse anco la pace col re, non però la Signorìa sarebbe costante nella lega , anzi se gli fusse offerta con qualche onesto partito la pace dal Turco, essa l’abbracceria senza rispetto alcuno degli altri confederali. E soggiunse ancora che altri avevano opinione che la Signorìa avesse così tardato a risponder l’anno passato per dare a lui sì poco tempo di fare la parte sua, che non facendola in tempo ella poi avesse legittima causa di non continuare nella spesa. La qual suspizione noi abbiamo cercato di levargli sempre che abbiamo parlato con lui, affermandogli che la serenità vostra se ha concluso consideratamente questa lega, e tal conclusione più volte confirmata, sprezzando la pace che gli era richiesta ed offerta dal Turco quando ancora sua maestà era in guerra col re cristianissimo; saria ora più che mai costantissima e fermissima, come è il costume suo di non mancar mai di fedo nelle sue legbe e unioni, con ferma speranza che dai suoi confederali parimente non se le debba mancare di quei soccorsi eh’essi sono obligati, e a lei sono di necessario bisogno. E in vero, principe serenissimo , a noi pare che non sia buono a lasciarlo con tal suspizione, nè dargli occasione di fermargliela, perchè questa potria non solo mettere molti impedimenti ai bisogni e deside-rj comuni dei cristiani in tal impresa, ma ancora farlo forse andar più intertenuto a somministrare i soccorsi debiti nei pericoli nei quali al presente ci ritroviamo.