c7 alla presenza di sua maestà , acciò le facessimo riverenza, e che noi, li quali volentieri saremmo venuti da capo del mondo per vedere e fare riverenza a un tanto re,, avevamo ringraziato grandemente sua signoria , e che cosi eravamo venuti. Soggiungemmo, che vero è che avremmo desideralo di ritrovar sua maestà in più felice stato ; nieuledimeno che quella doveva star allegra, perchè non minor gloria aveva acquistato appresso tutto il mondo, avendo sopportato la fortuna avversa cosi generosamente, e da magnanimo, di quello che prima aveva acquistato nella prospera , e nelle grandi .vittorie avute. Perocché non era di minor virtù vincere la fortuna contraria, che li inimici. Poi, che sua maestà] doveva stare allegra e di buon animo, avendo da fare con la maestà cesarea piena di buona volontà e di buon animo, intenta solamente al beneficio comune della cristianità. Rispose la maestà cristianissima, che ci vedeva volentieri, e ci ringraziava di questo ufficio fatto con lei, e così la si oiFeriva a noi in tutto quello, che la poteva. Della bonlà di Cesare disse, che così era informalo, e sperava molto in lei. Noi prendemmo licenza^ dalla prefata maestà, e poi dal signor viceré, il quale ci accompagnò fino a mezzo la scala di fuori. Partimmo da Madrid, e continuando il nostro viaggio venimmo dopo molti giorni a Saragoza, metropoli del regno d’ Aragona. Lì trovammo il reverendissimo legato Salviati, e il signor Giovanni Lascari, il quale fu due fiate amorevolmente a visitarci. Noi fummo a visitare il legato, dal quale fummo ben veduti, e dopo le parole amorevoli dell’amore che il pontefice portava a vostra serenità, disse avere inteso da alcuni degnidi fede, ritrovandosi in Barcellona, che