8a polo suo, il quale benché anche avesse sospetto de’Fran-cesi, il nome de’Spagnoli aveva tanto odioso che non lo poteva sentire. Però, mentre che è durato questo convento, il popolo è stato sempre in arme, e ha tenuto in man sua il castello con il figliuolo di esso duca, e custodite con grandissima diligenza le porte, la piazza, e tutta la terra. Nè era senza tal suspizione anche il re cristianissimo, il quale per questo scrisse al pontefice di venirvi pur sempre a negoziare, ancorché non avessero il castello in mano. Nondimeno nè 1’ imperatore nè il re vi vennero mai liberamente, ma l’imperatore una volta sola: e con le sue armi si coperse per suspizione della terra e del castello, onde poi fu biasimato dai suoi. E tutte le altre fiale ( che furono tre almeno) convenne al pontefice muoversi ed andare a trovarlo a un luogo a mezza via tra Villafranca e Nizza.E il re non vi venne mai, ma convenne al pontefice andare a trovarsi con lui, la prima volta in un luogo preparato tre miglia lontano da Nizza, e l’altra ad un luogo appresso Santo Lorenzo, poco di qua dal Varo, lontano da Nizza miglia quattro, dove venuto il re con tutta la cavalleria sua armata e più di duemila lanzichenecchi, gli baciò il piede con i figliuoli, e gli prestò l’obbedienza solenne. La seconda cosa in che parve che intervenisse qualche difficoltà e impedimento, fu una diffidenza che fu posta in animo al re della persona del pontefice dal vescovo di Lavaur suo ambasciatore ', dal cardinale di Tornone, e dal cardinale Trivulzio, per lettere scritte da loro contra il pontefice e contra il cardinale di Carpi in Piacenza, onde fu ritenuto m. Evangelista Cittadino, segretario del detto car- * Giorgio di Selve , vescovo di Lavaur , qui Francisci nomine apud Ccesarem oratorem agebut (De Tliou. L. i , 11. 14.)