1 J2 robe , danari e sale in dono e di dargli tributo perpetuo. Ora si giudica , che vedendo il re de’Romani che per quella strada non poteva fare alcuna cosa, facesse poscia trattare fra il magnifico Tursone suo luogotenente in Ungheria, e Maillat, vaivoda di Transilvania (occulto inimico del re Giovanni per avergli dato questi un altro vaivoda per collega contro la consuetudine), una congiura contro il re Giovanni in quel modo, ch’io scrissi; che facendosi l’impresa contro il Turco per li confederati, nel passar l’imperatore per l’Ungheria dovesse per tran-situm, con quel moto, guadagnarsi quel regno. Successe mò, che per le discordie fra le maestà cesarea e cristianissima, e per le dissensioni della Germania, Cesare non potè far l’impresa conira Turchi, nè venir in Ungheria, e procedendo le cose in lungo, la congiura si scoperse, e la pratica che sua maestà teneva con Turchi contro esso re Giovanni; e per questa causa esso re Giovanni andò in Transilvania con l’esercito, ed aveva deliberato mandare, egià aveva mandato, il frate a Costantinopoli col presente de’tremila ducati, con facoltà di comporre le cose sue con tributo perpetuo di quaranta ovvero cinquanta mila ducati all’ anno, e il piùo il meno era posto nel petto di detto frate Giorgio tesorier , oratore. Il frate veramente, successo il caso del re Giovanni avanti la morte, mandò con gran diligenza a Costanti- « ad alto grado, fu uno di quegli uomini straordinarj, che quando vengono « assecondati dalle circostanze lasciano nella storia una luminosa traccia di « sè. ‘Nell’adempiere alle funzioni ecclesiastiche assumeva il contegno di una « santità umile e austera. Nelle operazioni civili mostravasi industrioso de-« stro ed ardito. Deponeva in tempo di guerra la tonaca, e compariva a caie vallo colla scimitarra e lo scudo, altrettanto attivo e valoroso che qualunque « altro de’ suoi compatrioti!. » 1 Cioè 1* accenno della sua morte.