375 persona di tanta riputazione, per rispetto mio ; mentre egli nell’ uscir dal re, certo con dimostrazione insolita, usata non so per altro che per grande affezione che mi avesse, accompagnandosi meco con darmi la mano dritta, facendo che noi due, ultimi del consiglio regio, precedessimo la persona del re, un giorno parendo al re che quel luogo, ancorché come dico, onoratissimo, e non mai più in Inghilterra concesso ad ambasciatori, non fosse conveniente alla dignità di persone pubbliche, come sono gli ambasciatori, presente lo stesso cancelliere, tirandomi per la veste, mi disse, quasi in collera, che io rimanessi seco, andando al pari di lui, che quello era il luogo delibi serenità vostra, e lasciassi andare il cancelliere, il quale mai più dopo ebbe ardire d’accostarmi-si; ed io continuai in quel luogo, mentre vi stette il re. E ciò basti dei favori del re. La serenissima regina poi,oltre gl’infiniti altri,si disegnò di fare alla serenità vostra questo segnalato favore, predicato dagl’inglesi per cosa singolare, anzi non mai più veduta usare in quel regno verso ambasciatori forestieri; che fu, che accompagnandola io a un vespe-ro, un di solenne , ad un’abbazia di monaci, alla quale si andava in barca, non solo sua maestà mi volle nella barca sua medesima, nell’andare e ritornare, facendomi chiamar con istanza dal suo gran ciamberlano, ma voleva che io per forza sedessi accanto a lei, quello però che per modestia non volli in alcun modo, ritirandomi dall’altra parte col cardinale, che, oltra certe dame, era solo nella barca, non avendo luogo in essa nè principe, nè signore del regno, dei tanti che vi si ritrovavano. Lascio anco di dire, che quando mi occorreva negoziare col consiglio regio, o di cose pertinenti alia