352 lamiente gli sono commesse e nell’altre rimettendosi e lasciandole a chi spettano, facendo appunto il contrario dell’ umore e del procedere degl’inglesi, li quali quando hanno autorità e carichi pubblici, cercano ingerirsi e-ziandio in quelli che non gli toccano per farsi stimare, e tenere da più di quel che sono, con voler sostentare a turto o a diritto quell’imprese che si pigliano, e quelli che togliono a favorire o ad offendere. Ma usando il cardinale l’autorità sua con li rispetti eia modestia che fa, ciò causa che sia tenuto da quelli che trattano con lui, non solo per timido e rispettoso, ma per grandemente freddo, perchè vorriano che facesse come fan gli altri, così nel giovare come nel nuocere, e fare apparire l’autorità e poter suo in altro modo. Nelle cose sue intime, massime nei maneggi pubblici per conto della legazione e del governo, quando occorre di scrivere o di dar conto di cosa alcuna, sì come spesso occorre, o al re quando è assente, o al papa o ad altri principi, non si serve d’altri che d’italiani, e in tutto quello che occorre non si fa, non che dai quattro ministri, ma dal cardinale medesimo, cosa che non sia conferita con monsignor Priuli, col quale non altrimenti che con 1’anima sua apre il cardinale ogni suo pensiero, tanto sono tra loro conformissimi di vita, di dottrina e di volontà, e ristretti in una tale unione che è cosa maravigliosa, ed al mondo esemplare, in tutto consolati quando hanno ozio dipotersi restringere insieme. E certo se non fosse la persona di monsignor Priuli che gli leva le fatiche, massime quella dello scrivere, il cardinale la faria molto male; perchè essendo occupato dalla mattina alla sera con perpetue udienze, oltra la parte che ordinariamente ne vuole la regina di starsi ogui dì seco lui ritirata