si tenga Italia amica; e così poi all’impresa contro gl’in-fjdeli, non sa qual maggiore nè più necessario mezzo possa avere Cesare di questo eccelso stato; nè questo osta alla monarchia, imperocché i Romani, Ciro , ed altri, che sono stati quasi monarchi universali, non hanno però per mano loro propria signoreggiato il tutto, ina hanno avuto altri re, ed altre repubbliche amiche, le quali li hanno lavoriti,godendo esse frattanto il proprio. Questa è la via per la quale guida il cancelliere la maestà cesarea. All’incontro il viceré e don Ugo di Moncada, il consiglio dei quali favorisce quanto più può il marchese di Pescara ', consigliano Cesare all’accordo con Francia, e alla ruina d’Italia, della quale dicono si farà padrone accordandosi col re cristianissimo; ma la cesarea maestà, al partir nostro di corte, pareva accostarsi al consiglio del cancelliere, e che quello prevalesse. Dopo giunto in Italia , e veduto questo tumulto nello stato di Milano *, io ho presa grandissima ammirazione, giudicando che questa commissione così particolare 3 il marchese non l’abbia avuta da Cesare, dal quale solo avesse, per qualche sospetto contro il duca , qualche commissione generale ; ma che lui spinto dalla sua mala volontà contro il duca, e contro Italia, aiutato poi dall arciduca d’Austria , il quale aspira sommamente al ducalo di Milano, sia proceduto tanto avanti, quanto vediamo 4. Questa è l’opinione mia; • Le cose che seguila a dire l’oratore intorno il marchese di Pescaia sono degne di molta considerazione. 2 Allude alla nota cospirazione del Morone. 3 Ossia la destituzione di Francesco Sforza duca di Milano. 4 Di guisa che l’oratore non crede che il Pescara partecipasse uiai ■ielle idee del Morone, e questo crediamo pur noi.