ai 1 zione con gli ambasciatori e altri ad esso monsignore; ili modo che io, e gli altri ambasciatori ci siamo avveduti, essendo rimessi al signore di Gran vela, che sua eccellenza aveva inteso ogni particolarità, e quasi ogni parola passata tra l’imperatore e noi per l’iunau-zi. Questo signore ha dodici mila scudi l’anno di previsione; ha una commenda di Calatrava che gli vale quattromila scudi, e spesse volte ha donativi straordi-liarj, che gli possono importare altri quattromila scudi e più l’auiio: non ha titolo di gran consigliere, ma di custode del gran sigillo; e questo perchè dopo morte del cardinale Gatlinara sua maestà non ha voluto dar quel titolo mai ad alcun altro. Monsignor d’Arras, suo figliuolo , ha d’entrate di chiesa quattromila scudi , e d’ altri proventi ogni anno intorno a dodici mila scudi , oltre qualche straordinario donativo, che aneli’esso ottiene dall’imperatore; di modo che , senza l’altre cose, questi due hanno più di cinquanta mila scudi l’anno, e hanno in pochi anni talmente arricchita la casa loro, che soleva esser privata e povera , che al presente il suo capitale tocca di milioni. L’imperatore si trova d’età di anni cinquantuno, mal disposto del corpo, per le gotte che tutto l’inverno, e qualche volta d’altro tempo, lo travagliano orribilmente; e li medici dicono che avendo comincialo ad ascendergli fino alla testa, sono pericolosissime di farlo morire quasi in un subito. Patisce molle volle d’asma; e si dice anco che si risente un poco di mal francese, di modo che se non fossero le spesse e grandi diete, e il pigliar l’acqua del legno ch’egli usa con tante medicine, a quest’ora saria morto, e ognuno gli pronostica breve vita.