222 quella legazione non tanto con incomodo e spesa grande della guerra, quanto con una carestia che da trecen-t’anni in qua non è memoria che ne fosse mai tale. Nel mio ritorno portai mille scudi donatimi dal re; e anche questi non mi furon lasciati, sebbene a tanti miei eguali, superiori e inferiori di fatiche, si laseiaron sempre. Non restai per questo d’andare a quest’ ultima prontissimamente; dove se bene non ho avuto guerra alcuna, sono però stato dieci mesi in Bruselles con quattro corti, dove s’è così bene assediato quel paese di vettovaglie, che quasi sempre ho pagato il vino sessanta ducali il carro; e quasi tutto il resto a proporzione di questo prezzo. Non per questo ho io voluto mancare di tenere sempre un’onorata tavola, ove dieci o dodici persone mangiavan sempre, e talvolta tante, che il segretario e mio figliuolo con qualche allro più domestico non avevano luogo di starvi. E non credano le vostre eccellentissime signorie, che questo numero sia poco: perchè le maggiori tavole della corte di Francia, e dell’imperatore, per le quali si danno tremila cinquecento in quattromila ducali l’anno, sono non più di diciolto o venti persone. La stalla mi è costala sempre due scudi al dì, e di-ciotto scudi al mese il fitto di casa, e venticinque li salarj; di sorte che, oltra il vestire, ho speso tanto che con poco appresso potrei maritare una mia figliuola, che mi resta da maritare; e qui sono più di due veri e legali testimonj che l’hanno provato. In tutte queste mie peregrinazioni ho cavalcato più di diciotto mila miglia, ho scritto più di dugento lettere a vostra serenità, fatto più di dugento memoriali e scritture in materie occorrenti; di modo che come corriero, scrivano, e avvocato, crederei poter avere acquistata la