3 I 8 comparir a gran giunta eguale all’imperatore; e questa è la disgrazia dei troppo fortunati. Si fa giudizio che quando questo principe succederà al governo degli stati suoi, si debba servire in tutto e per tutto di ministri spagnoli, alla qual nazione è inclinato più di quel che si convenga a principe che voglia dominare a diversi; e però si crede che monsignor d’Arras> e tutti gli altri che non saranno spagnoli, non abbino a trattare alcuna cosa di stato; e se nella guerra o in qualche governo egli avrà a servirsi d’Italiani o Borgognoni, lo farà per vera necessità, e non con animo che se potesse trovare Spagnoli d’egual valore, o qualche cosa meno, non lasciasse gli altri volentieri. Ha grande inclinazione al contestabile di Gastiglia ; di modo che, oltra l’ordinario costume dei figliuoli, che è di non prevalersi dei servitori dei padri , questo farà che il duca d’Alva, e la casa di Toledo non continuerà in favore come al presente '. Venendo ora a dire dell’ animo di sua maestà cesarea verso gli altri principi , dirò che col cristianissimo non avrà mai sincera e buona pace per la diversa natura delle nazioni, per le competenze del primato, e per particolari querele che hanno insieme di stato; e se ora vivono queti, lo fanno perchè non sanno dove offendersi; ma con li negozj non cessano a farsele quanto possono maggiori. Con Inglesi vi è pace e lega, ma amicizia pochissima ; di modo che il bene dell’ uuo par che si rivolga a danno dell’ altro. Con Portogallo v’è parentado grande per li tanti inatrimonj che sono seguiti tra loro; ma quel re vorrebbe * E in questo V oratore s* ingannò.