85 quando il re la ricusò, per avere in ciò l’opinione e parere di essi cardinali. Il che ha fatto o per avere essa sola la laude e la gloria di tanto buono ufficio che sperava di condurre a fine, o perchè ritrovandosi tutto il collegio (paucis e&ceptis) diviso in due parti, l’una aderente al volere del re, e l’altra dell’imperatore, non gli pareva forse di potersi confidare d’essere da lutto il collegio bene e sinceramente consigliato, e che si tenesse secreto, come si doveva, il modo, l’intenzione e le azioni del negoziare. E se avesse eletto appresso di sè quei pochi che gli potevano parere sinceri e buoni senza passione d’alcuna delle parti, dubitava di non poter far questo senzt. carico del collegio; dico di tutti gli altri. Ritrovò in questa negoziazione queste difficoltà,che, oltre di dare lo stato di Milano, di presente o in altro tempo, in mano del re, o del duca d’Orleans suo secondo genito, con ragione della nuova investitura, e il restituire le terre e fortezze dello stato di Savoja, tenute ora dal re, ad esso duca; vi erano ancor quelle che nascono dalle capitolazioni di Madrid e di Cambrai; cioè della superiorità della Fiandra, la quale conquistò e possiede ora l’imperatore. E domandava il re che anche gli fosse restituita la duchea di Borgogna, per le ragioni sue antiche e per vigore delle capitolazioni.Domandava l’imperatore al re il ducato di Borbone; gli domandava anche , che fossero restituiti agli eredi del duca morto Ilesdin e la Picardia; questo volendo l’imperatore che, dandogli esso lo stato di Milano, gli sia restituito. E appresso, vuole che in tal caso il re entri in lega contro il Turco con quella porzione che gli sarà data di carico e di spesa; che assenta al concilio, lasciando l’amicizia dei luterani e del re d’Inghilterra; siccome sempre di que-