che in vero dimostra di non voler passare la siia vita ili ozio, ma aspira a gran cose. Da questo si può congetturare e si congettura l’animo di questi due re, che non si dimostra dagl’Inglesi perchè 11011 possono, e dal cristianissimo, o per non poter ora attendere a questo, o per non voler muovere l’imperatore, il quale nè per querele di sua cugina, nè per la pace fatta con Scozzesi, dove sua maestà cesarea pretende di essere ristorato di infiniti danni falli da Scozzesi alla Fiandra, nè per altro, si ha voluto palesemente risentire, benché chiaramente gl’inglesi conoscano di meritarlo, e ne temeriano quando pensassero che l’imperatore potesse attendere ai fatti loro. Non dirò di altri principi perchè non è chi abbia, o per vicinanza, o per pretensione, da fare con l’Inghilterra. La serenità vostra è tenuta amica, e lal’amici/ia ricordala dalli vostri ambasciatori è loro carissima, e ne fanno un grandissimo caso, e perciò veggono volentieri i ministri suoi, come a me è intervenuto. Io veramente, poiché per nome della serenità vostra son parlilo di Venezia, in’ho sentito venire nel cuore un ardentissimo desiderio di servirla, e non ho lasciata occasione alcuna o grande o piccola , eli’ io non mi sia sforzato di ra preseli tarla degnamente, essendole . infiniti obblighi immortalmente tenuto. Dove sebbene io ho speso molto di quel poco che poteva portar di casa mia, il che credo sia noto alla serenità vostra, mi pare però aver guadagnato grandemente. Sua maestà mi ha onorato con farmi parte dell’arma sua, dandomi la rosa, ed appresso mi ha fatto dono di scudi mille che presento ai piedi della serenità vostra, nè ardisco, sia per le spese che ho fatto, sia per altro conto, chiederli