1 IO L'intenzione di Cesare e del Doria circa l’impresa cosi dell’anno presente come del futuro (per quanto essi medesimi ci hanno di loro bocca detto), è, prima,quanto all’anno presente, che con l’armata del re, e di esso imperatore e nostra, e con i diecimila fanti del papa e nostri, a difesa delle cose nostre si vada contra l’armata del Turco; e non ritrovandosi in quella parte chi offenda o chi si possa offendere, si vada a prendere qualche buon luogo su la Morea, e ivi fermare il piede, e di là molestare tutto il resto fino a primavera. E il principe, quando eravamo per partire da Genova, che andassimo a visitarlo, ne disse di qualche porto del golfo di Lepanto, o Patrasso, o d’ ambidue. Il che fatto, vogliono che quest’armata si fermi eintertenga finoallu primavera in Levante,se, come ci disse il principe,si prenderà alcuno di quei luoghi, o, secondo che ci disse l’imperatore, a Messina o a Brindisi. Per l’anno futuro, veramente, nel discorso che fece con noi l’imperatore due volte ( l’una delle quali fu quando prendemmo licenza da lui a Genova, siccome abbiamo scritto a vostra serenità), ci disse che gli pareva che si avessero a crescere le fòrze già deputale a tale impresa offensiva per la capitolazione, sì che dei fanti s’accrescessero diecimila, tanto che fosseroses-santa mila, dei cavalli quattromila e cinquecento armati alla Borgognona, sì che fossero in tutto cinquemila : guastatori d’Italia si facessero da sei in ottomila: per l’artiglieria duemila: navi non meno di dugento; perchè minor numero non saria in alcun modo bastante a condurre tanta gente da piedi e da cavallo, e tanti altri apparati di guerra che bisognano. Ed esso con li legni che prepareria in Spagna, imbarcandosi per tutto febbraio, dice di venirsene in Italia il mese di marzo a